Gli interventi di consolidamento e stabilizzazione dei terreni in sito, devono essere eseguiti dopo accurati sopralluoghi da geologi e tecnici qualificati che individueranno la procedura migliore in base alle condizioni geologiche e alle altre variabili.
Nell’ambito della formazione delle sovrastrutture stradali sono possibili interessanti economie di inerte lapideo con l’avvento sul mercato del prodotto Glorit, aprendo nuove prospettive al processo di stabilizzazione terra-cemento e all’utilizzo di inerti alternativi per la formazione di sovrastrutture stradali, ferroviari e per il consolidamento di fondazioni d’opere di ingegneria civile.
NOTA TECNICA INFORMATIVA
Consolidamento e stabilizzazione di terreni in sito
per sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali ed altro
L’azione del GLORIT/B si esplica:
- eliminando le sostanze organiche attive
- allentando le forze di coesione intergranulare
- omogeneizzando la miscela terra-cemento
- limitando notevolmente gli effetti deleteri derivanti dal ritiro durante la presa e dall’azione meteorica del gelo-disgelo sullo strato già indurito
Gli effetti del GLORIT/B si esplicano soprattutto nella completa rimozione della pellicola organica che riveste i microgranuli del terreno; in questo modo viene facilitata l’azione del cemento miscelato in precedenza al terreno da trattare.
I microgranuli del terreno quindi vengono addensati in un processo che si traduce in un aumento della coesione finale del terreno trattato a GLORIT/B; inoltre il trattamento descritto comporta una omogeneizzazione finale della miscela terreno-cemento, la cui resistenza alle sollecitazioni diviene pressoché uniforme; con questo trattamento è garantito il consolidamento di terreni originariamente classificati mediocri da un punto di vista geotecnico.
L’azione del GLORIT/B si esplica anche nella fase finale del trattamento, riducendo al minimo le lesioni imputabili al ritiro del cemento ed ai forti sbalzi termici. In questo modo il GLORIT/B consente di ottenere sottofondi stradali – ferroviari - aeroportuali mediante la creazione di uno strato consolidato di terreno in sito, limitando l’impiego di materiale granulare di riporto.
VOCI DI CAPITOLATO
Procedimento di miscelazione in sito
1.1: dopo aver asportato la possibile vegetazione superficiale, sul terreno livellato, in condizioni meteorologiche favorevoli, sarà steso uniformemente lo strato di cemento corrispondente al dosaggio definito dai tecnici.
1.2: a tempi serrati verrà operato il mescolamento del cemento steso con il terreno da trattare mediante macchine specifiche (pulvimixer o erpici) sino alla profondità prefissata.
1.3: al termine delle operazioni di miscelazione si accerterà l’umidità del terreno per consentire la corretta aggiunta d’acqua e l’ aspersione della soluzione contenente il GLORIT a cui seguirà un accurato rimescolamento dello strato ad opera dei mezzi menzionati al punto 1.2
1.4: ultimata anche la profilatura finale mediante livellatrice si procederà infine al costipamento con idonei rulli vibranti, in modo da ottenere una densità in sito dello strato trattato non inferiore alla densità accertata in laboratorio con prova AASHTO T 180.
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Le tipologie di stabilizzazione più diffuse, tralasciando volutamente quelle che si prestano alla soluzione di particolari problemi locali (lignosulfiti, ammine, resine, sulfonati, ecc. ), sono: stabilizzazione granulometrica, stabilizzazione con leganti bituminosi, stabilizzazione con calce e stabilizzazione con cemento.
Attualmente questi procedimenti costruttivi non sono molto diffusi in Italia, pur essendo stati “di moda” in tempi recenti; purtroppo delusioni provocate da impieghi non realistici, con la speranza di vantaggi tecnici ed economici dilatati arditamente, ne hanno danneggiato una appropriata diffusione.
Inoltre la relativa ricchezza di materiale lapideo nel nostro Paese, soprattutto nel Settentrione, e l’ uso indiscriminato che a tutt’ oggi se ne fatto, non hanno certamente favorito la diffusione di queste tipologie costruttive rappresentando i misti granulari, ricavati dalla coltivazione di cave in alveo, extraalveo e in roccia, la soluzione più facile e talora più economica, al riparo da spiacevoli sorprese, ed accessibile anche ad imprese dotate di modeste attrezzature.
Stabilizzazioni granulometriche o meccaniche non consentono di utilizzare integralmente il materiale reperibile lungo il tracciato stradale, ma necessitano di materiale d’ apporto con cui correggere od integrare in modo da ottenere una elevata compattezza dell’insieme ed una scarsa suscettibilità all’azione dell’ acqua; i risultati conseguibili sono poi di gran lunga inferiori a quelli realizzabili con leganti idraulici o bituminosi.
Ancor più difficili e rari sono i trattamenti di terreni con leganti idrocarburati.
Questa metodologia è condizionata dai costi elevati e dalla scarsa compatibilità delle emulsioni e dei bitumi liquidi prodotti in Italia con i processi di stabilizzazione a freddo.
Negli USA, dove questa tipologia costruttiva è molto diffusa, la regolamentazione ufficiale prevede una gamma molto più vasta di bitumi liquidi differenziati in tre categorie in funzione del tipo di flussante; questa disponibilità facilita la scelta del bitume liquido più adatto all’ impiego specifico ed al terreno da stabilizzare.
Più adeguate alla realtà italiana sono le possibilità offerte dalle stabilizzazioni a calce, soprattutto in certi comprensori dell’ Italia Centrale e Meridionale dove sono reperibili terreni pozzolanici.
Questo tipo di lavorazione, impiegato per bonificare e migliorare terreni di sottofondo o per formare veri e propri strati di fondazione, non ha avuto sinora in certe zone la fortuna che meriterebbe per i vantaggi tecnici ed economici che offre.
Ma la Forma di stabilizzazione che ha incontrato un indubbio successo ovunque è la stabilizzazione a cemento. Basi in misto granulare cementato hanno avuto nel nostro Paese diffusione su larga scala in campo autostradale, stradale, ferroviario ed aeroportuale.
Esiste una normativa ufficiale che regola l’impiego di questa stabilizzazione rivolta esclusivamente al trattamento con cemento di misti a granulometrica continua 0 – 40 mm.
L’ azione del cemento sulle miscele ghiaia-sabbia è indiscutibilmente valida e si traduce in un incremento della capacità portante dello strato di gran lungo superiore a quanto si può conseguire con le stabilizzazioni meccaniche, a parità di addensamento.
Un limite di grande rilevanza ad una diffusione generalizzata del trattamento a cemento è attribuibile ai modesti risultati sin qui conseguiti mescolando cemento con terreni coesivi (sabbie limose, limi e argille limose) e terreni organici.
Esperienze negative hanno impedito che si estendesse la consuetudine di trattare terreni particolarmente scadenti in modo da migliorare lo strato di sottofondazione, consentendo quindi di operare una sensibile riduzione della sovrastruttura in fase progettuale, oppure di conferire al terreno in sito, mediante trattamento con cemento, le caratteristiche portanti di uno strato di fondazione e base o strato d’usura non protetto per strade rurali o consortili.
In questo contesto l’avvento sul mercato del prodotto GLORIT apre nuove prospettive al processo di stabilizzazione terra-cemento ed all’utilizzo di inerti alternativi per la formazione di sovrastrutture stradali , aeroportuali e ferroviarie e per la formazione di fondazioni d’opere d’ingegneria civile.
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